Creare è viaggiare

Recentemente Davide ed io abbiamo avuto la fortuna di fare una visita privata, con guida d’eccezione, al museo Lavazza di Torino.

Il set del famoso spot

La mia cara amica MT ci attendeva alle 16 all’entrata della nuova sede Lavazza, che la famiglia ha fatto costruire in Aurora: un quartiere non certo nobile o ancor meno bobo (abbreviazione di bourgeois-bohème, individuo appartenente al ceto borghese o alto-borghese della società parigina), al contrario molto popolare, reso però straordinariamente bello dalla Nuvola.

La Nuvola si chiama cosi’, spiega MT,  “perché dall’alto sembra proprio una nuvola, e l’architetto ha vinto la gara perchè il suo era il progetto più sostenibile di tutti”. Centoventi milioni di euro investiti dalla famiglia non solo per l’Impresa ma anche per gli abitanti del quartiere Aurora; eh si, perché gli spazi esterni e la mensa sono aperti a tutti.

Questo luogo incredibile ospita il Centro Direzionale dell’azienda ma anche uno splendido museo di cinque sale, una più bella dell’altra: un percorso retorico di scoperta, emozioni e tanta tanta passione per l’educazione.

Continua MT: “se ci pensate il caffè è stato il primo social network al mondo ….ci prendiamo un caffè?” Ed io rimango folgorato. Ma è vero! Bere una tazzina di quella miscela è un atto che dura dai tre ai cinque secondi ma attorno c’è un mondo, lo stesso che Luigi Lavazza volle riproporre nel suo primo bar, aperto con una cambiale da 50 lire in via San Tommaso 10 in Augusta Taurinorum.

Il nostro percorso si snoda tra la sala della storia, con l’albero genealogico della famiglia, fino alla riproduzione della fabbrica di Settimo dove vengono realizzate le miscele del caffè Lavazza, ormai  sinonimo di prodotto in tutto il mondo. Poi MT ci chiede: “sapete perché lo chiamiamo Espresso?” Uhm effettivamente no… “al Bar Ligure di fronte alla stazione di Porta Nuova venivano serviti i caffè, uno per ogni espresso che partiva da quei binari……” Pazzesco! ed io – torinese doc – pensavo che l’espresso fosse stato inventato a Napoli.

Proseguendo abbiamo poi osservato la macchina speciale che fa il caffè durante le missioni spaziali e ancora il “caviar coffee”, nato dalle sperimentazioni di chef stellati alle prese con questa sfida. Ed ecco ancora i quaderni su cui Luigi Lavazza annotava i chili di caffè acquistati dalla sua drogheria torinese (che splendida grafia tra l’altro!) e i meravigliosi ed iconici scatti degli artisti fotografi per il mitico calendario Lavazza .

Immagini dei calendari

Prima di entrare nell’ultima sala, dove ci viene servito un aperitivo a base di Campari e Caffè (strepitoso!!!), MT ci regala ancora un’emozione: un camper che il signor Lavazza aveva attrezzato per andare nelle piazze a far assaggiare a tutti la sua sublime miscela; erano gli anni 50 ed i “roadshow” pubblicitari sarebbero stati inventati anni ed anni dopo…

Il camper

Luigi Lavazza fece due viaggi importanti nella sua vita: il primo da Murisengo, dove era nato, fino a Torino (per i primi del novecento era già un bel viaggio); il secondo in Brasile, dove ando’ scoprire quali miscele avrebbe potuto creare.

Ma quanti viaggi ha fatto fare al suo caffe’! In treno, nello spazio, su un camper, in tutto il mondo e soprattutto nell’immaginario di ciascuno di noi. Solo la mente di un instancabile viaggiatore puo’ creare tanta bellezza!

Ascoltami

Pubblicato da Maurizio Bramezza

Blogger & Happiness Coach

2 pensieri riguardo “Creare è viaggiare

  1. Ci son stata diverse volte. A seconda della delle persone che vengono con me, il punto di vista con cui visito il posto, cambia rimanendo lo stesso, incredibile per un museo ma soprattutto per un’ azienda o semplicemente per un ristorante o un punto archeologico. Con mamma abbiamo ricordato le nostre infanzia tra Paulista e Carmencita, per non parlare dei ricordi legati a Manfredi e Solenghi nonna che lo voleva dek e nonno che voleva solo Qualità Rossa perché se piace a Nino…(era il suo attore preferito). Il miglior amico di mio fratello, economista di mercato, ci ha insegnato quanto tutto ciò abbia portato al colosso economico che è oggi e con la mia amica grafica abbiamo gustato la maestria della realizzazione dei vari modi di far pubblicità e come son cambiati nei secoli… ma la cosa più divertente è stata portarci i miei parenti inglesi e la battuta dello zio di mia cognata:”It’s more than coffee, it’s the Italianl history”. Per me è semplicemente una cosa buona: il caffè.
    P.S.: io? Porto avanti la tradizione del nonno…

    "Mi piace"

Lascia un commento