Questa sarà la vacanza degli scrittori nipponici.
Non avevo mai pensato di potermi appassionare tanto, invece sta accadendo, Murakami è un balsamo per l’anima.

In un suo saggio afferma una cosa su cui mi sono fermato a riflettere: per scrivere bisogna prima leggere – parecchio – ed incamerare nella memoria quante più esperienze possibili.
Devono rimanere lì a portata di stilografica, come dei cassetti da aprire all’occorrenza.
Quando ho letto questo concetto ho alzato gli occhi dal libro ed ho valutato quante esperienze, storie ed aneddoti possa aver conservato.
Mi sono anche chiesto se ricordassi tutto, e se i miei viaggi avessero potenziato le mie conoscenze ed esperienze.
La memoria è immediatamente andata a quando venticinquenne viaggiai in Africa, esattamente in Kenya, e con un amico (che ahimè ho perso
di vista) prendemmo, per risparmiare, un bus di notte per trasferirci da Malindi a Nairobi.
La guida, un gentiluomo somalo, che ci avrebbe accompagnato nei giorni successivi durante il safari, percorreva questo tragitto ogni settimana.
Durante quel viaggio in Kenya, prese addirittura fuoco il villaggio e noi riuscimmo per il rotto della cuffia a scappare fuori dal bungalow la notte. Perdemmo quasi tutto tra cui un meraviglioso walkman acquistato ad Hong Kong cinque anni prima.

Ricordo il rumore severo delle foglie del tetto che, infuocate, si accartocciavano e passavano parola ad altre costruzioni.
Ho ancora il sapore delle lacrime che versai quando tutto fu finito; stavo tornando in Italia.
Durante la traversata in bus, all’approssimarsi dell’alba ci fermammo anche in una moschea perché la guida somala e l’autista dovevano pregare.
Fu emozionante entrare perché eravamo gli unici due bianchi nel silenzio della notte africana.
Conservo e consegno a voi, il ricordo della luna che ammirai durante la traversata in notturna: impavida alta nel cielo, vivida, lucente, mentre si faceva accarezzare dalle fronde delle palme.
Ed io piccolo uomo la scrutavo da sotto, dove tutto era buio, verde scuro, e si intravvedevano solo profili di foglie enormi cullate dai suoni della foresta.
Grazie Murakami, non mi hai trasformato in uno scrittore: mi hai insegnato a rileggere emozioni.

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