Racconto tratto da: “Lettere da Giannutri” giorno 9
Non avevo più scelto di fare una vacanza stanziale da almeno 20 anni.
Un cambio profondo, impegnativo e forse impensabile almeno per me.
Leggo, studio e pratico ma l’azione mi manca.
Ripeto incessantemente la stessa routine ogni santo giorno e mi dico “se sono qui un motivo ci sarà”.
Un po’ come nella ballata “The rime of the ancient Mariner” di S.T.Coleridge: la staticità del mare, così fermo che intimorisce.
Pasti frugali: evito dolci e carboidrati, zero alcolici, zucchero bianco e dolci.
Ieri ho fatto due ore di pratica yoga, una mia la seconda come maestro.

Mi sto cimentando: effettivamente la pratica è differente e la cucio in base ai partecipanti.
La voce deve essere chiara, ritmata ed accogliente, sono all’ascolto del mio respiro quando pratico solo e poi all’ascolto dei cuori altrui.
“Spero che questa pratica di yoga mi aiuti ad unire corpo, spirito e mente” ecco ciò che recito all’inizio di ogni sessione.
Vi sono alcuni momenti in cui mi abbandono al dolce far nulla, magari sdraiato in riva al mare.
Così provo a viaggiare con la mente e giro il mondo vorticosamente ripercorrendo tappe già fatte.
Penso all’ascensore che mi porta in camera al Mandarin di Las Vegas, al pranzo frugale sulla stripe, i negozi meravigliosi in cui cercavo uno zaino da viaggio capiente ed elegante.
Mi sovviene Singapore, il caldo umido che si respira, i “Gardens by the Bay” e ancora i gustosissimi ramen di cui mi cibavo quasi con ingordigia.
Il sushi mangiato a Cape Town, la gomma forata durante il tragitto in direzione di Knysa, la cena iniziata in solitaria e conclusa al tavolo di otto favolosi indigeni.
Il porto di Stoccolma, la corsa organizzata e la barca che ci ha condotti su un’isola stupenda, la cena al ristorante dove abbiamo scambiato idee ed esperienze con la cameriera.
La serata operistica a Riga, quella del lago dei cigni a Londra al Royal Albert Hall ed il gelato di Amorino ordinato all’iPad.
Ancora il piccolo concerto al ristorante italiano di Cuba quando filmai i cantanti da premio Oscar, la passeggiata lungo il Malecon e la foto che mi ritrae con il saxofonista cubano.
Immagini, esperienze e soprattutto emozioni che riuscirei a vivere anche se fossi cieco perché la completezza che si genera con un viaggio è inimitabile, unica e va oltre lo sguardo, dritta al cuore.
#qbqm
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