Questa notte ho dormito undici ore, un sonno piacevole, ristoratore.
A tratti ho anche sognato, in uno dei quadri notturni indossavo un esoscheletro che mi permetteva di volare.
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È anche piovuto, credo almeno due volte.
Pare vi sia una regolarità di lacrime del cielo: durante le tenebre almeno due volte, quando albeggia, ancora una spolverata nel pomeriggio per terminare alle venti la sera.
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Facciamo colazione in veranda godendo di vellutati fiori di ibisco, un sonnecchiante gatto bianco e nero ed un uccellino dalla testa arancio fosforescente che, danzando tra le corolle, preleva dignitosamente i loro pistilli.
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Il menù prevede una dieta sana, sebbene ieri abbia acquistato la marmellata di rose.

È estatico perché il profumo è così intenso che pare di immergersi in un campo di Summer Song, la rosa inglese dal color arancio scuro a tratti albicocca che si distingue per la fragranza delicata ed avvolgente, il cui stelo potrebbe ergersi a maestro di portamento.
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Una crema del genere è nobilitata grazie
alla croccante fetta dal nome aulico “Britannia” che promette di esser al latte, scricchiolante e finanche friabile.
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La marmellata, cela intimamente petali di rosa che paiono delicate ostie adatte alla tavola del Pantheon.
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Così il profumo si unisce al gusto ed alla vista, facendomi pensare a quanto sia fortunato perché sentire, vivere, possedere e descrivere emozioni simili non è da tutti.
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Così felice da declamare nel campo di rose: “Quanta bellezza in questo mondo”
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